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Chi siamo: Il Club Alpino Italiano, Sezione di Bologna "Mario Fantin", è un punto di riferimento per tutti gli appassionati di montagna e natura. Fondato nel 1875, il nostro obiettivo è promuovere la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dell'ambiente montano, con particolare attenzione agli Appennini e alle Alpi.
Attraverso un'ampia gamma di attività, tra cui escursionismo, alpinismo, scialpinismo, arrampicata e cicloescursionismo, offriamo ai nostri soci l'opportunità di vivere esperienze uniche e di scoprire le meraviglie della montagna.
Organizziamo corsi di formazione per garantire un approccio consapevole e sicuro alle attività outdoor, oltre a eventi culturali e iniziative per la manutenzione dei sentieri.
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In merito ai fatti accaduti presso il Rifugio Franco Cavazza al Pisciadu', la Sezione CAI di Bologna esprime piena solidarieta' al gestore Renato Costa – ed al rimanente personale occupato al rifugio - che da 45 anni rappresenta un presidio prezioso e insostituibile per la comunità alpinistica e per tutti coloro che vivono la montagna con rispetto.

Il comportamento tenuto dall’escursionista coinvolto nei fatti di recente cronaca è definitivamente inaccettabile e del tutto incompatibile con i valori della cultura della montagna che il Club Alpino Italiano promuove da oltre 160 anni: rispetto per le persone, per i luoghi e per le difficoltà dell’ambiente alpino.

Il Rifugio Pisciadù, situato in posizione panoramica sull’omonima vetta del Gruppo del Sella, non è facilmente accessibile: ogni via di accesso presenta almeno alcuni tratti esposti e attrezzati con corde fisse. L’alternativa più nota resta la via ferrata “Tridentina”.

Si tratta di informazioni che ogni escursionista dovrebbe conoscere prima di affrontare un’escursione tra la Val Setus e la Val Mezdì.

Ribadiamo con fermezza che è onere e responsabilità di ogni escursionista:

  • preparare adeguatamente il proprio itinerario, informandosi sulle caratteristiche del percorso;

  • valutare onestamente le proprie capacità fisiche e tecniche;

  • affrontare la montagna con prudenza, consapevolezza e spirito collaborativo;

  • dotarsi di strumenti di orientamento (GPS, oppure cartina e bussola), specie in caso di scarsa visibilità.

I rifugisti offrono supporto, accoglienza e indicazioni con dedizione e professionalità, ma non possono e non devono essere ritenuti responsabili per errori di valutazione individuali.

Episodi come questo, seppur isolati, sono un campanello d’allarme che richiama tutti – appassionati, frequentatori occasionali e istituzioni – a riflettere sulla necessità di recuperare un rapporto più sano e consapevole con l’ambiente montano.

Invitiamo chiunque frequenti le nostre montagne a farlo con il giusto spirito: rispetto, preparazione e umiltà.

CAI – Sezione di Bologna

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